Per la nostra rubrica “Un caffè con…” incontriamo oggi quelle che sono le due figure portanti ed indispensabili per il nostro progetto: il Dottor Alberto Zanobini, Direttore generale dell’Ospedale pediatrico Meyer ed il Professor Gianpaolo Donzelli, Presidente della Fondazione. Entrambi, ancora una volta, hanno dato dimostrazione di grande limpidezza e disponibilità. Tre domande a quelli che sono davvero,anche per quest’anno, protagonisti imprescindibili.
– MiaDi nasce da una forma di riconoscenza di alcuni genitori nei confronti del Meyer. Genitori i cui bambini sono stati curati all’ospedale fiorentino e che sono rimasti colpiti dall’eccellenza di questa struttura e di chi ne fa parte. Lei che vive quotidianamente questa realtà, se potesse spendere anche solo poche parole, in cosa direbbe che si manifesta questa eccellenza?
PROFESSOR DONZELLI: io partirei dalla parola riconoscenza che é alla base del progetto MiaDi. Riconoscere significa conoscere ancora. Nella specie, per alcuni genitori, significa voler ancora incontrare quelle immagini, quelle voci, quei sorrisi ed assegnare loro la stessa nobiltà ricevuta dall’ospedale. MiaDi é un genitore che dice: “io voglio che resti scolpito indelebile nella storia questo mio sentire”. La riconoscenza aggiunge infatti ad un lavoro, quale quello del medico, la dimensione emozionale. In un momento di grande fragilità, quale la malattia di un figlio, quando una persona incontra uno sguardo, un sorriso, una mano sulla spalla, questi restano indelebili. In quel momento essere oggetto di attenzioni fa bene al cuore. Ecco quindi che ad un gesto percepito come nobile viene restituita la stessa nobiltà. L’eccezionalità di cui si parla é quella avuta dal Meyer e che oggi spinge due famiglie a compiere un gesto di gratitudine di altissimo spessore.
DOTTOR ZANOBINI: credo che si debba distinguere. C’é un’eccellenza sanitaria, derivante da fatti concreti, dalla grande professionalitá dei medici che compongono il Meyer – basti pensare che un bambino su quattro arriva da fuori regione- e poi c’é quella che io chiamo l’eccellenza delle piccole cose. Uno sguardo, un sorriso, l’accoglienza che le famiglie ricevono, le varie strutture presenti all’interno dell’ospedale. Questi non sono solo valori aggiunti ma sono per noi parte integrante della cura della malattia. Quando un bambino si ammala, si ammala tutta la famiglia. Ecco allora il nostro intervento, non solo verso il piccolo paziente, ma volto ad abbracciare l’intero nucleo familiare.
– MiaDi quest’anno si fa portavoce di un progetto ambizioso. Appoggiare, con l’arrivo del Dottor Lampasi dal Rizzoli di Bologna, la nascita di un centro specialistico di neuro ortopedia. Quale è per un ospedale come il Meyer l’importanza di creare un reparto di questo tipo?
PROFESSOR DONZELLI: questo progetto ha l’aspetto innovativo di una reale multidisciplinarità. Si tratta di unificare in un solo reparto le varie figure necessarie alla cura di patologie complesse. Si evita così al piccolo paziente la pesante situazione di dover vagare in cerca delle varie risposte. C’é l’ortopedico che si interfaccia con il neurologo che a sua volta lo fa con lo psicologo. Davanti alla complessità di una situazione c’é una risposta unitaria: la competenza multiprofessionale del Meyer.
DOTTOR ZANOBINI: con l’arrivo del Dottor Lampasi siamo in grado di offrire sul piano dell’ortopedia un’attenzione a quelle patologie complesse che necessitano per essere trattate al meglio di un operato anch’esso complesso. Ossia l’intervento, appunto, di più figure professionali. Il Meyer é in questo modo in grado di offrire un percorso completo. La costituzione di questo centro é paradigmatica di come opera l’ospedale. Si garantisce l’intervento di più specialisti solo per mettere al centro di tutto il bambino, che resta per noi il protagonista assoluto.
– MiaDi é giunta, per così dire, alla sua seconda edizione. Edizione resa possibile dagli importanti risultati raggiunti ed anche dagli attestati di stima ricevuti da parte del Meyer. Ora, quando si intraprende un nuovo percorso c’è sempre un desiderio, una speranza che ci anima. Ecco. Qual é la sua nel decidere di abbracciare ancora una volta MiaDi?
PROFESSOR DONZELLI: confermo che MiaDi é un buon compagno di viaggio per la fondazione, perché con trasparenza testimonia e porta avanti i nostri valori. Primo tra tutti l’amore. É un cammino importante, come l’anno passato. E quello che mi auguro e che sono certo avverrà é che anche stavolta l’appuntamento previsto per il 7 settembre con la serata finale, sia solo un nuovo punto di partenza.
DOTTOR ZANOBINI: la cosa che da subito mi ha colpito di MiaDi é lo spirito di restituzione. Questo per noi é simbolico perché ci fornisce l’idea di quella che dovrebbe essere una comunità. Un dare ed un ricevere. La mia speranza é la mia certezza. Due padri che hanno avvertito il bisogno di restituire qualcosa. Ecco la grande risposta di MiaDi. Che dà una luce di grande umanità al progetto che va oltre quelli che possono essere i risultati economi. Un enorme valore educativo. Una speranza per ciò che sarà.